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CINEMA ITALIA 2025: I FILM

 

ANNA

Regia di Marco Amenta – Italia 2024, 119 min.

Anna è una giovane sarda spregiudicata e indipendente che dopo un periodo difficile a Milano torna nella sua terra d’origine, quando muore il padre, per proseguire il suo lavoro di pastore. Per vivere, Anna pascola pecore e vende il formaggio che produce. Fin quando un giorno non viene svegliata dal frastuono di alcune ruspe in azione: come in paese tutti sanno, tranne Anna, davanti alla sua casupola sorgerà un complesso alberghiero ad opera di un importante società straniera. Per Anna e le sue pecore e capre il futuro sembra segnato. Nulla se non una vecchia fotografia prova che quella terra sia sua. E nessuno in paese sembra disposto ad aiutarla, visto che il cantiere promette lavoro a tutti. Nessuno tranne un febbrile avvocato locale, sensibile alle sue ragioni e forse anche al suo fascino. Testardamente Anna intraprenderà una battaglia personale e legale contro tutti e tutto per difendere la sua terra.

Ispirato a una storia vera accaduta in Sardegna qualche anno fa, Anna è una storia di resistenza contro il potere. Il potere spregiudicato di un capitalismo cieco pronto a distruggere tutto si rispecchia nel potere di una società maschilista e prevaricatrice e combattendo l'una la protagonista combatte anche l'altra. La lotta per la sua salvezza personale diventa malgrado lei, e senza alcuna ideologia, una battaglia per la difesa dell'ambiente e una feroce resistenza alla violenza e al maschilismo. Anna è una donna che non vuole abbassare la testa e combatte per non essere schiacciata, non vuole essere una vittima ma non è nemmeno un'eroina; per me era importante tratteggiare il ritratto di una donna reale, piena di difetti e fragilità lontano da ogni stereotipo. Per trovare l’interprete giusta c’è voluto più di un anno. Presto mi sono reso conto che doveva essere sarda, per tutto il vissuto che si porta dietro e per la lingua, aspra come il personaggio, che veicola un racconto antico e viscerale. La sonorità veicola senso e, parlato in italiano, il film non avrebbe lo stesso significato. Dopo infiniti provini ho trovato Rose Este che mescola il lato selvaggio, duro, di pastora con un erotismo inconsapevole. E la fotografia e lo stile di regia si adattano ed esprimono il suo stato d'animo, le sue gioie e i dolori. La cinepresa è incollata al suo corpo, ai suoi silenzi, e abbiamo lavorato molto con la macchina a mano per realizzare riprese traballanti e inquiete, proprio come è Anna, con la luce che colpisce l'obiettivo ferendolo proprio come si sente ferita Anna.
Marco Amenta



CONFIDENZA

Regia di Daniele Luchetti - Italia 2024, 136 min

Pietro è un giovane e carismatico professore di liceo, amato dai suoi studenti, tra cui da Teresa, brillante e ribelle studentessa che, casualmente, Pietro rincontra qualche tempo dopo e con cui inizia una relazione, incoraggiandola a seguire la sua passione per la matematica. Un giorno Teresa, per gioco, gli propone di confidarsi reciprocamente un segreto mai rivelato a nessuno. Da allora l’esistenza di Pietro che, intanto, si è lasciato con Teresa ed è diventato famoso grazie a un libro sulla scuola, sposando Nadia e mettendo su famiglia, cambia profondamente. La consapevolezza di ciò che Teresa sa, e magari potrebbe rivelare, continua a perseguitare Pietro negli anni.

Troppa vicinanza con la persona amata può danneggiare la nostra vita? Amore e paura possono coesistere in un rapporto di coppia? Confidenza racconta la vita sbilanciata di Pietro Vella, il suo essere perennemente col baricentro altrove. Un professore presente nelle vite dei suoi studenti ma quasi assente a sé stesso. Una vita da impostore, con un segreto indicibile, un buco nero alle spalle, eppure stimato, adorato, e portato ad esempio ad una nazione intera. Una vita intera condizionata dalla paura di essere smascherato dalla persona amata, l’unica con la quale in un momento di abbandono ha avuto totale fiducia.
Daniele Luchetti



INDAGINE SU UNA STORIA D’AMORE

Regia di Gianluca Maria Tavarelli – Italia 2024, 100 min.

Paolo e Lucia si amano da quand’erano ragazzi. Hanno studiato insieme recitazione con la stessa passione. Oggi, un po’ disillusi, si rendono conto che le loro carriere non sono arrivate al punto che speravano. E forse anche il loro rapporto mostra qualche crepa. Nell’epoca della iper-esposizione mediatica si sentono troppo sottotraccia. E se avessero l’occasione di partecipare a uno show televisivo in cui raccontare il loro amore e, soprattutto, i momenti di crisi? Potrebbe essere un’opportunità per rilanciarsi? Sarà una benedizione o una bomba ad orologeria? Mano a mano che il programma tv procede, e la loro notorietà cresce, i due si trovano crudamente a confrontarsi con le falle della loro vita sentimentale.

Mi sono riproposto, per raccontare questa stramba storia d’amore, di calarla nella società̀ di oggi, traslando sullo schermo gli elementi della quotidianità̀ in cui siamo immersi, irrimediabilmente legata alla rappresentazione della vita attraverso i social, un perenne desiderio di visibilità̀, di mettere in mostra noi stessi, di curiosare nelle vite degli altri. L’obbiettivo era quello di usare un linguaggio semplice e realistico, utilizzando i toni della commedia. Mi interessava raccontare uno spaccato amaro, la cronaca di un disastro annunciato, divertendo. Volevo far riflettere su quanto siamo ormai disposti a mettere in mostra di noi, del nostro intimo, in cambio di una moneta effimera quanto pericolosa come la visibilità̀.
Gianluca Maria Tavarelli



UNA MADRE

Regia di Stefano Chiantini – Italia 2024, 82 min.

Deva è seduta negli ultimi sedili di un autobus che la sta riportando a casa, una piccola roulotte priva di comodità in cui vive con la madre, Giovanna. Il suo volto è nascosto dietro l’abbottonatura del giaccone; nonostante sia bello e giovane, mostra una durezza innaturale per una ragazza di quell’età. Ed è con questa durezza che Deva conduce la sua vita, senza permettersi un momento di pausa o di relax, per non lasciare spazio ai pensieri. Tutto questo s’interrompe quando inizia a lavorare nella pescheria di Carla e, volente o nolente, entra in contatto con il nipote della donna, un bambino di un anno. Non vorrebbe avere a che fare con lui, perché Deva ha una ferita ancora aperta, una ferita troppo grande per una ragazzina come lei: l’aborto di un figlio. Ma se pur controvoglia si ritrova badare al piccolo, apparentemente con fastidio e senza nessun coinvolgimento; l’indifferenza però si va pian piano smussando e quel bambino, in un percorso fatto di piccolissime e impercettibili aperture, si fa spazio nel cuore e nell’emotività della ragazza.

Mi interessava in Una madre confrontarmi con l’animo femminile, che considero più sfaccettato e complesso di quello maschile. Credo che la donna si porti dietro delle responsabilità maggiori, tra queste anche l’essere madre. Non voglio aprire un discorso sociale ed etico su cosa comporti e significhi essere genitore (padre e madre), ma sicuramente l’essere madre può creare ancora oggi numerose difficoltà e una donna in quel momento, per diverse ragioni, può ritrovarsi in una condizione di debolezza e fragilità materiali ed emotive. Una madre racconta un po’ questo, una donna tra tante colta nel momento in cui vive una condizione e assume un ruolo, quello appunto di madre, che è quanto di più speciale e potente esista. È una indagine che coinvolge l’animo e le emozioni delle protagoniste, che attraverso una narrazione scarna e asciutta cerca di analizzarne le dinamiche psicologiche e scavarne il turbamento interiore, evitando la facile scorciatoia del giudizio. Per raggiungere questo scopo e creare una verità nel racconto, ho lasciato spazio alle atmosfere e alla libertà degli interpreti, e ho filmato andando oltre la scrittura, cercando un ritmo e un respiro che sono propri di un determinato momento e del personaggio che lo vive. In questo sicuramente il cinema di Ken Loach lo sento vicino, mi affascina il modo così asciutto e privo di retorica con cui racconta la società e chi spesso vive ai suoi margini. Trovo che descrivere l’animo umano, soprattutto se calato in determinate condizioni, diventi inevitabilmente un modo delicato per raccontare senza enfasi e giudizio anche la società.
Stefano Chiantini



LA STORIA DEL FRANK E DELLA NINA

Regia di Paola Randi - Italia-Svizzera 2024, 106 min.

Gollum, come lo chiamano i bulli del quartiere di periferia dove vive, in una Milano grigia e industriale, non sa parlare e si esprime tracciando colorati e fantasiosi graffiti sui muri delle case di povera gente, dei capannoni vuoti, ora che c’è la crisi e non c’è più lavoro. Un giorno Gollum incontra Frank che invece con le parole è abilissimo, tanto da riuscire a farne un lavoro, vendendo agli studenti delle scuole compiti di italiano e non soltanto. Quando compare Nina, sedici anni e già una figlia con un malavitoso della zona, che tutti chiamano “Il Duce”, la vita cambierà per tutti e tre. E così le lezioni rubate sono un’avventura, le fabbriche abbandonate si trasformano in magnifiche cattedrali, la città li nasconde, è un luogo magico dove il tempo si deforma, la nebbia li protegge e loro diventano una famiglia. E forse insieme riusciranno a impossessarsi della vita e forse invece no. Perché la realtà a un certo punto si sveglia con tutto il suo grigio e la sua violenza e li trova. E allora non resta che scappare.

Questa storia nasce dal desiderio di raccontare la mia città: Milano. Volevo raccontarla come una città romantica, di avventura, di futuro. Perché Milano è una città di sognatori. Io Milano l’ho vissuta da adolescente, poi me ne sono andata e quindi volevo raccontare una città vissuta con l’energia e gli occhi dei ragazzi. Gli eroi protagonisti di questa storia sono tre ragazzi, tre amici, con i loro sogni, alla ricerca del loro posto nel mondo, della libertà, dell’affermazione della propria unicità, del loro modo di vivere la realtà e i legami, di un amore anarchico, dell’affrancamento dal mondo degli adulti con le loro regole all’interno delle quali quei tre non trovano spazio. Perché sono unici e irripetibili (come tu e noi) e i paradigmi sociali della città gli stanno molto stretti. Questa è una storia di tre ragazzi, e di gente comune e straordinaria, con un narratore muto, una realista rivoluzionaria e un irriducibile sognatore e le loro avventure dentro una città romantica e dura, nascosta e irresistibile, all’inseguimento del futuro.
Paola Randi